Come Fare Trading Intraday

Vediamo un metodo di trading “low risk” e “high profit”, oltre che “trend following”, che è possibile applicare ai mercati del forex. L’idea di operare nel breve termine è una cosa interessante. E’ molto allettante sedersi di fronte al computer per un’ora o due, quando non c’è nessun a casa che possa distrarre, e sentire la soddisfazione di guadagnare denaro dal proprio lavoro. Ma ci sono delle trappole sulla strada per il successo che occorre considerare. Una di esse è la mancanza di un sistema di trading che si possa tradurre in una serie di profitti. Ogni trader ha bisogno di un piano d’azione e il compito di un trader è quello di seguire quel piano senza inventare nuove regole. Se dunque considerassimo di voler operare nel breve periodo, magari facendo trading intraday (da qui il discorso di prima di avere un’ora o due di fronte al computer), ecco una interessante strategia da poter usare.

Quando si parla di “commercio intraday” ci si riferisce alla possibilità di aprire e chiudere una posizione entro la giornata. Se si ha intenzione di operare in questa maniera, ecco alcuni punti importanti da considerare.

Il tempo è denaro. Quando si fa trading intraday è necessario agire immediatamente quando ci si trova di fronte ad un segnale. La velocità è dunque una componente essenziale della strategia di trading. Se si esita, si perde denaro.

Lo spirito. Operare a breve termine richiede un sacco di energia e, allo stesso tempo, richiede l’essere assolutamente diligenti. È necessario attendere il momento giusto e prendere decisioni rapide.

Disciplina. Occorre avere un preciso insieme di regole per l’apertura e per la chiusura delle posizioni. Il trading intraday spesso attira coloro che sono entusiasti della possibilità di realizzare molti soldi ma, senza un sistema in atto, il fallimento è inevitabile. Inventare nuove regole al volo non funzionerà.

Come Vestirsi per il Colloquio

Dopo la scuola, c’è chi va all’università, c’è chi invece inizia a cercare lavoro, ragion per cui da lì a poco, probabilmente, si affronteranno dei colloqui di lavoro ed è necessario saper cosa mettersi, come vestirsi, come presentarsi, per fare in modo che si possa fare buona impressione su quello che si spera possa diventare il vostro nuovo capo.

Ma andiamo a vedere cosa risulta essere giusto e cosa no mettersi per affrontare un colloquio di lavoro basandoci su questa guida presente su Colloquiodilavoro.net.

Ovviamente, ci sono diversi tipi di lavoro, perciò esiste un vestiario opportuno per i colloqui che si andranno ad affrontare, e questi vestiari sono estremamente collegati con il lavoro per la quale ci si presenta, ma iniziamo a vedere come vestirsi.

Se vi hanno convocati per un colloquio di lavoro che prevede cameriera, cuoca, o lavori di questo tipo, vestitevi ovviamente con classe, insomma non optate per una tuta da ginnastica, ma evitate tacchi a spillo, stivali, unghie perfette e cose di questo tipo, essendo un lavoro abbastanza di fatica, nella quale bisogna camminare molto ecc, presentarsi con i tacchi a spillo potrebbe far pensare al vostro futuro datore di lavoro che siete delle persone “preziose”, ovvero che non amate sporcarvi le mani, faticare, ecc. perciò un vestiario casual, niente di elegante, il più sobrie possibili.

Invece, se venite convocati per un colloquio di lavoro come segretaria, capo ricevimento o altri lavoro di un certo rango, ovviamente qui per gli uomini, un vestito elegante ci sta benissimo, anche perchè chi fa questi tipi di lavoro è sempre a stretto contatto con il pubblico e una data forma è fondamentale, per le donne un gonna può andare benissimo, una camicia e una giacca, oppure un pantalone lungo e camicia giacca sopra, o comunque che sia un vestito abbastanza elegante ma non troppo, la sfarzosità non è mai buona.

Se venite convocati per un lavoro che prevede la commessa, in base al tipo di negozio, saprete come vestirvi. Ad esempio, se il negozio è di vestiario, cercate di informarvi sul tipo di vestiario che vendono e cercate di vestirvi simile a ciò che vendono, farete capire che vi intendete di vestiario del genere e che comunque utilizzandolo lo conoscete. Se il negozio è di scarpe sportive, vestivi abbastanza sportivi, magari con un panta jazz nero abbastanza sobrio e una maglietta carina moderna e sportiva, niente tute mi raccomando, scarpe da tennis comode e via, se invece il negozio tratta di scarpe eleganti, al colloquio, presentatevi con delle scarpe abbastanza eleganti, ma mai scomode, quindi volendo cercate di preferire delle zeppe e non i tacchi a spillo, anche perchè fare la commessa con i tacchi a spillo non è mai comodo, dovrete avere un aria comunque molto femminile e curata, ma in negozi del genere, se le commesse indossano scarpe da ginnastica o cose di questo tipo, tendono a scartarvi, perciò mi raccomando.

Cercate di conoscere l’azienda per la quale farete il colloquio e cercate di entrare nella loro mentalità, un abbigliamento inadeguato potrebbe farvi perdere il posto.

Marketing Ambientale – Significato e Definizione

La gestione ambientale riguarda i rapporti che intercorrono tra l’azienda e gli stakeholders, ovvero gli azionisti: quindi essa è rappresentata dall’impatto dell’attività aziendale sull’ambiente. Quando si parla di gestione ambientale sono dunque tre i modi in cui l’azienda può dimostrarsi responsabile: 1) le sfide ambientali; 2) le strategie aziendali; 3) la creazione di valore. Attraverso l’adempimento di tali comportamenti l’azienda in questione riesce ad “affrontare” l’ambiente: ciò vuol dire che essa affronta il problema della sua gestione e l’esperienza insegna che nella maggior parte dei casi l’impresa/azienda è in grado di creare valore quando si occupa delle tematiche ambientali. Vediamo nel dettaglio ognuno di questi comportamenti aziendali.

I comportamenti aziendali: le sfide ambientali
Una delle principali sfide ambientali che affronta l’impresa è quello delle leggi e regolamenti internazionali. Uno degli standard più importanti a cui l’azienda può aderire è il cosiddetto regolamento EMAS (tale sigla sta per Eco-Management and Audit Scheme) il qual è uno strumento volontario creato dalla Comunità Europea a cui possono aderire le varie organizzazioni. Ma l’azienda può aderire anche ad altre iniziative: 1.iniziative di enti ed istituzioni internazionali; 2.standard di settore (come il famoso ISO, l’International Organization for Standardization. In questo caso il settore è inteso come quello merceologico); 3.iniziative di enti ed istituzioni locali (un esempio tra tutti è quello di Agenda 21). A loro volta, gli interlocutori delle aziende potranno fornire il loro contributo in questo senso e aumentare la pressione in tema ambientale in diversi modi: a)incentivando la gestione delle materie prime, in particolar modo quella dei rifuti, b)i dipendenti possono richiedere maggiori norme in fatto di sicurezza ambientale, dimostrando così il loro interesse verso queste tematiche, c)l’uso razionale delle risorse e delle fonti di energia, d)gli investitori, come le banche e gli azionisti, hanno la possibilità di dare un impulso alle tematiche ambientali. C’è da dire che, soprattutto in quest’ultimo caso, gli investitori, ma anche altri soggetti come le compagnie di assicurazione (dunque, le persone e gli enti che investono il denaro) non vogliono che l’azienda possa subire il rischio di incappare in ostacoli che facciano generare per essa una situazione finanziaria negativa; inoltre, l’azionista non è interessato ad avere un’impresa/azienda che si dimostri etica, ma più che altro che essa rispetti e segua le normative ambientali, perché questo atteggiamento riflette un suo interesse peculiare. Appare ovvio come le pressioni esercitate da ogni tipologia dei differenti stakeholders spingano la gestione ambientale oltre i confini del business, orientandola verso l’ambiente.

Le strategie aziendali
Sono quattro le strategie aziendali che in sostanza possono essere adottate. Vediamole insieme. A) Miglioramento dell’immagine. È ovvio che un’azienda che ha provocato danni ambientali o il cui marchio è correlato a problematiche di questo tipo, subirà perdite importanti dal punto di vista economico (profitti, clienti…). B) Raggiungimento di nuove fasce maggiormente sensibilizzati verso l’ambiente e i suoi problemi: si crea così una sorta di mercato settoriale. C) Arricchimento e differenziazione dell’offerta: in questo caso si provvederà a rendere il prodotto più innovativo attraverso la sua diversificazione. D) Ricerca di cost-leadership: tale strategia si sostanzia in un particolare comportamento dell’azienda, la quale riorganizza il ciclo produttivo e tende a minimizzare gli scarti. Un ragionamento che può fare un’impresa che vuole adottare il giusto mix di marketing ambientale è questo: “l’azienda non deve essere necessariamente prima in termini di volume di scambi, ma dev’essere unica e quindi riconoscibile”. Un’azienda, per essere unica, deve effettuare scelte ben precise: essa sarà unica se le scelte che ha intrapreso hanno dato luogo a uno sconvolgimento. Quello che dunque interessa è il modo in cui l’azienda opera. Nelle prime tre tipologie di strategia aziendale si distingue il vero e proprio “ruolo verde” dell’impresa: verrà raggiunta una fascia maggiore di clienti sensibilizzati alla tematica ambientale se, ad esempio, l’impresa possiede degli alberghi che adottano prassi eco-compatibili. Invece, nel quarto tipo di strategia se si riesce a canalizzare l’impatto delle attività ambientali, si riapprofondisce il ciclo produttivo.

Comportamenti delle aziende
Sono diversi i comportamenti che assume solitamente un’impresa di fronte all’ambiente. Ecco quelli principali. 1) Aziende assenti. Vengono anche definite come “aziende negative”, in quanto non presentano né pongono alcuna priorità in quest’ambito, dato che hanno scarso o nessun interesse ad approfondire gli aspetti ambientali. 2) Aziende indecise. Le aziende indecise mettono al primo posto tra le loro priorità la conoscenza degli aspetti ambientali: ne conoscono infatti la situazione e l’evoluzione, ma non agiscono di conseguenza, anche perché nella maggior parte dei casi vivono l’aspetto ambientale essenzialmente come un costo. 3) Aziende responsabili. Esse considerano come priorità la conoscenza degli aspetti ambientali, anche in relazione al prodotto che commercializzano: a differenza delle aziende indecise, esse danno risposta alle azioni. 4) Aziende interessate. Le aziende interessate considerano come priorità la conoscenza e la comunicazione degli aspetti ambientali: hanno dunque un quadro molto chiaro della situazione e si relazionano verso l’esterno. 5) Aziende innovative. Considerano come priorità l’ambiente e le implicazioni che potrebbero avere su di esso i loro prodotti: in questo caso c’è dunque una copertura totale di ogni aspetto, che è conosciuto e continuamente aggiornato.

Come Leggere l’Oscillatore delle Onde di Elliot

Le nuove onde spesso iniziano con una divergenza nell’indicatore e nel prezzo. Le strategie per investire su questa divergenza sono chiare e permettono di sfruttare le inversioni di tendenza. Solitamente si ha una correzione nell’inversione dell’onda 1, che è l’onda 2. Il mercato non raggiungerà una nuova copertura estrema ma molto probabilmente si muoverà di una quota percentuale rispetto all’onda 1. Quando una correzione avviene insieme all’oscillatore, allora ci si troverà di fronte alle onde 2 e 4 come onde di correzione. In ogni caso si deve procedere con cautela. Le onde correttive si hanno soprattutto nei momenti in cui i commercianti combinano le onde di Elliot con il sistema di trading di Fibonacci. Dopo che è finito il ritracciamento, si inizierà a vedere una nuova mossa più forte sul movimento del prezzo, che è l’onda 3. Il mercato e l’indicatore raggiungono nuovi massimi o nuovi minimi, a seconda della direzione dell’onda 1.

Risulta essere meglio in questo caso impostare un obiettivo di profitto pari al 100% o al 161% del prezzo del movimento dell’onda 1. I mercati spesso effettuano un nuovo massimo nei pressi dell’onda 5, cosa che comporterà una divergenza.

Si può notare che se a questo strumento si aggiungono le impostazioni del MACD a 5, 35, 5, allora la cosa si rispecchierà nell’oscillatore.

La teoria delle onde di Elliot e l’uso degli oscillatori è una cosa decisamente interessante, con la quale si può avere un interessante successo nel mercato delle valute forex, a patto di prendersi il giusto tempo per imparare questa tipologia di trading e per prendere confidenza con le onde. Una volta che i grafici mostrano un movimento di alta probabilità, bisogna anche assicurarsi di inserire una forte ed interessante gestione del rischio. Come di consueto, infatti, le onde di Elliott non sono in grado di garantire un successo del 100% nel totale delle operazioni che si fanno, considerando anche che nessuno strumento di trading può farlo.

Come Diventare Consulente del Lavoro

Il settore lavorativo in Italia è al momento parecchio saturo, e questo preoccupa ovviamente non solo i giovani, che non sanno destreggiarsi in questa situazione di grande confusione, ma anche le persone di una certa età, che magari si trovano senza lavoro a causa del fallimento delle aziende per le quali lavoravano.

Uno dei mestieri che appassionano di più in questo periodo storico è quello del consulente del lavoro: si tratta fondamentalmente di una professione interessante e gratificante, che permette anche di comprendere le problematiche legate alla ricerca del lavoro e che può aiutare la società anche a risolvere alcune questioni e beghe burocratiche altrimenti incomprensibili.
Prima di spiegare a grandi linee come diventare un consulente del lavoro, è comunque importante chiarire cosa effettivamente fa il consulente e di cosa si occupa: chi svolge questa professione è prima di tutto un libero professionista – con tutte le conseguenze tipiche del caso – che può proporre la propria collaborazione alle imprese ed alle aziende nel settore della gestione del personale.
Tra le diverse cose di cui un consulente del lavoro può occuparsi, è possibile elencare principalmente gli inquadramenti contrattuali, la cura dei rapporti con i sindacati, ma anche gli adempimenti in materia di previdenza e assistenza sociale, dei rapporti tra l’impresa e istituzioni come ad esempio Inps ed Inail: in maniera invece più rara ma comunque possibile, il consulente può fornire anche la propria collaborazione anche nel settore consulenza fiscale e della contabilità, visto e considerato che possiede una preparazione che si estende anche al campo proprio di altri professionisti come ad esempio il commercialista e l’avvocato.

Risulta essere, pertanto, anche questo un lavoro di precisione e responsabilità, che può però gratificare moltissimo chi lo svolge, sia dal punto di vista economico che sotto il profilo propriamente lavorativo.
Detto questo, riproponiamo la domanda che sicuramente vi ha spinti fin qui: come diventare un consulente del lavoro?
Il percorso di studi da seguire per chi ha intenzione di specializzarsi in questo campo comprende prima di tutto la necessità di conseguire una laurea: è possibile specializzarsi in questo settore e diventare così consulente del lavoro iscrivendosi ad una Facoltà di Sociologia, Scienze Politiche, Giurisprudenza ed Economia.
Qualora si voglia ulteriormente specializzarsi, esiste la possibilità di proseguire gli studi con una Laurea specialistica della durata legale di due anni, ma è comunque possibile svolgere il lavoro di consulente del lavoro anche con il possesso del diploma di laurea triennale.

In ogni caso, successivamente al conseguimento della laurea, è necessario iscriversi al registro dei praticanti e svolgere due anni di praticantato presso lo studio di un consulente del lavoro, al termine del quale si deve chiaramente superare un Esame di Stato. Per dettagli è possibile vedere questa guida sul consulente del lavoro  su Professioniecarriere.com.
Per quanto riguarda la scelta dello studio presso cui conseguire i due anni di tirocinio – dovrebbe trattarsi di circa 4 ore al giorno, direttamente seguiti da un esperto del settore ovvero da un consolidato consulente del lavoro – è possibile collegarsi su Internet ed andare alla ricerca dei siti che ospitano gli annunci di offerta e ricerca lavoro.

In particolare, consultando il sito dell’ordine dei consulenti del lavoro delle diverse città – per esempio, l’ordine di Roma o di Milano, a seconda del luogo in cui si abita e si intende svolgere il tirocinio – è possibile ottenere maggiori informazioni e dettagli sugli studi professionali che offrono l’opportunità di conseguire i due anni di praticantato.
Per quanto riguarda invece l’esame finale, ovvero l’Esame di Stato, esso consiste in due prove scritte ed una orale: le prime due sono a carattere specifico, e possono riguardare temi come il diritto del lavoro e la legislazione sociale ed una prova teorico-pratica sul diritto tributario; l’esame orale, invece, verte su materie a carattere più generale, come il diritto del lavoro, la legislazione sociale, il diritto tributario, ma anche elementi di diritto privato, pubblico e penale, nozioni di ragioneria e bilancio.

Per prepararsi all’esame esistono diverse possibilità: se non ci si sente sicuri con la propria preparazione, è infatti possibile avvalersi dell’aiuto di corsi specifici di preparazione agli esami; inoltre, consultando i diversi siti Internet dedicati al settore della consulenza del lavoro, si possono trovare link interessanti sia per quel che riguarda le esercitazioni ed i test, sia per quel che invece concerne la preparazione vera e propria.