Le Società di Gestione del Risparmio (SGR) e le SICAV si avvalgono dei gestori per esercitare l’attività di gestione collettiva dei risparmi.
Il decreto legislativo 24 febbraio 1998 n° 58 – modello unico – nel titolo III° regola le modalità in cui le società di gestione possono esercitare l’attività di gestione collettiva del risparmio, le società autorizzate sono iscritte in un apposito albo tenuto presso la Banca d’Italia, inoltre con il provvedimento Banca d’Italia 20 settembre 1999 si ha un regolamento recante le disposizioni per le società di gestione del risparmio.
Il gestore è quella figura alla quale viene affidata la gestione del portafoglio titoli (azioni e/o obbligazioni) del fondo o della SICAV di riferimento.
Il compito della società digestione per un qualsiasi portafoglio di un fondo comune d’investimento o di una SICAV si può semplificare in tre fasi:
Asset allocation: è il posizionamento del portafoglio in gestione tra i diversi mercati azionari e/o obbligazionari del mondo rispettando il benchmark di riferimento di ciascun fondo.
Market timing: è la decisione che spetta ai gestori per scegliere il miglior momento per entrare o uscire dai mercati di riferimento o più semplicemente la scelta dei tempi d’acquisto o di vendita di un titolo.
Stock picking: è la selezione dei titoli in base alle loro prospettive di crescita.
Il testo unico della finanza in vigore dal 1 luglio 1998 stabilisce che la gestione collettiva del risparmio è riservata alle SGR e alle SICAV.
I gestori di fondi o SICAV devono conformarsi ad alcuni principi di correttezza:
Comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza, nell’interesse dei clienti e per l’integrità dei mercati.
Acquisire le informazioni necessarie dai clienti e operare in modo che essi siano sempre adeguatamente informati
Disporre di risorse e procedure, anche di controllo interno, idonee ad assicurare l’efficiente svolgimento dei servizi.
Svolgere una gestione indipendente, sana e prudente e adottare misure idonee a salvaguardare i diritti dei clienti sui beni affidati.
Organizzarsi in modo tale da ridurre al minimo il rischio di conflitti d’interesse e, in caso di conflitto, agire in modo da assicurare comunque ai clienti “trasparenza ed equo trattamento”
Fino ad oggi non si è mai verificato un provvedimento da parte degli organi di controllo.
Gli stili di gestione
Quando dobbiamo scegliere un gestore di fondamentale importanza è lo stile di gestione che questo adotta per scegliere i titoli che ha in portafoglio nel fondo comune o SICAV che gestisce.
Non tutti i gestori adottano la stessa filosofia di gestione, questo perchè non tutti i titoli che possono essere inseriti nel portafoglio del fondo comune d’investimento sono uguali.
Infatti, i titoli possono essere divisi a seconda della loro capitalizzazione, ossia, facendo riferimento alla loro grandezza in: piccoli – medi – grandi (small – mid – large).
Questa suddivisione non ha uno schema uguale per tutti i mercati, una società di media capitalizzazione italiana può considerarsi piccola per un mercato come quello americano, per questo è importante legare l’azione al proprio mercato di riferimento altrimenti si rischia di fare confusione e di considerare tutte le società piccole o al massimo di media capitalizzazione.
Inoltre, il gestore quando sceglie i titoli tra i piccoli, medi e grandi può farlo seguendo due diversi stili: value e growth.
Un gestore si definisce value quando pone l’analisi fondamentale alla base della sua scelta, sceglie quei titoli che ritiene sottovalutati dal mercato e si aspetta che il prezzo dell’azione nel medio-lungo termine sia destinato a crescere per allinearsi a valori dei prezzi delle azioni delle societò concorrenti dello stesso settore che in quel momento costano di più.
Un gestore growth non valuta l’azione per il suo prezzo di mercato, ma per le potenzialità di crescita che ha la stessa e la sua capacità di fare utili nel futuro. Contrappone all’analisi fondamentale del titolo l’analisi sulle attese di sviluppo del business societario, scegliendo quelle società che possono avere un tasso di crescita tale da creare utili inattesi dagli analisti.
I gestori non hanno nessun vincolo giuridico da questa classificazione, ossia, non devono dichiarare il proprio stile per legge nel prospetto informativo o in qualsiasi altra fonte, ma ogni gestore ha una preferenza di stile e le performances dei loro fondi rispecchiano le loro scelte che possono cambiare strada facendo in qualsiasi momento.
Ci sono invece, case di gestione che dichiarano il loro stile e per questo sono tenute a seguire tale stile e a non distaccarsi da questo nella scelta dei titoli da mettere in portafoglio.
Esistono fondi comuni d’investimento che hanno indicizzato il loro rendimento a quello dei benchmark relativi (index funds), significa che investono il loro portafoglio cercando di comprare gli stessi titoli che compongono il paniere del benchmark rispettandone anche il peso in percentuale, questo tipo di gestione è detta passiva stile core.