Motivi per Aggiornare il Sito Aziendale

Il sito non è una cosa se una volta fatta deve essere abbandonata, anzi abbiamo in tanti articoli precedenti discusso i vantaggi che l’aggiornamento porta in termini di posizionamento web. Ecco ora 5 ragioni per le quali è opportuno procedere con un continuo aggiornamento.

La prima impressione è fondamentale
Al giorno d’oggi la maggior parte delle aziende e persone verifica i siti di partner/fornitori/erogatori di servizi prima di condurre affari con loro. Che debbano curiosare il menu del ristorante per prenotare una cena o approfondire le caratteristiche di un prodotto vi sono alte probabilità che vi giudichino in base al vostro sito web. Nulla fa una cattiva impressione sul web quanto un sito web “stantio”. Se il sito è Out-of-date cosa potranno pensare della vostra attività e dei vostri prodotti possibili acquirenti? Dovrete quindi essere sicuri di impressionare i vostri visitatori con un sito web moderno, usabile e piacevole se volete convertirli in clienti.

Siate competitivi
Risulta essere importante assicurarsi che la vostra presenza online sia uguale o migliore di quella della concorrenza. I potenziali clienti sono online alla ricerca di potenziali fornitori con i quali fare affari, fornite loro informazioni utili e facili da reperire che possano supportarli nel prendere la decisione migliore.

Presenza e condivisione
Gli utenti accedono al vostro sito tramite vari dispositivi mobile non più solamente tramite il PC, accertatevi di disporre di un sito web responsive al fine di rendere piacevole la navigazione delle vostre pagine. Gli utenti inoltre potrebbero voler condividere i vostri contenuti tramite il web, assicuratevi di fornire strumenti semplici per agevolare la condivisione tramite mail o social network

Seguire il business
Avete probabilmente nuovi prodotti o servizi, assicuratevi che gli stessi siano presenti sul web, gli utenti potrebbero aver sentito parlare degli stessi ma se non sono presenti sul vostro sito probabilmente non vi chiameranno.

Aggiornate direttamente il sito
Cercate soluzioni alternative al pagamento per ogni semplice aggiornamento del sito, chiedere al vostro web master l’implementazione di un’interfaccia che consenta a voi direttamente l’inserimento di nuovi contenuti e lasciate che lui si concentri sull’affinamento di altri elementi del sito.

Come Diventare un Macellaio

Il macellaio non si limita a vendere la carne, ma può svolgere varie attività, che vanno dalla scelta e acquisto degli animali presso gli allevamenti, alla macellazione degli stessi, al disosso e al taglio della carne per la commercializzazione, oltre alla preparazione di insaccati, salsicce, hamburger, spiedini e altre specialità gastronomiche. Deve conoscere l’anatomia degli animali e possedere una buona manualità, per imparare a utilizzare i coltelli e i vari strumenti adatti per lavorare i tagli di carne.

Il macellaio può lavorare:
in un macello: macella gli animali secondo le indicazioni di un veterinario;
in un salumificio: lavora i vari tagli e prepara i salumi;
in un esercizio commerciale: vende le carni al pubblico. Per questa attività sono necessarie disponibilità al rapporto col cliente, capacità di consigliare nella scelta e anche, se richiesto, di fornire ricette.
I processi di lavorazione avvengono in appositi laboratori con l’ausilio di tecnologie d’avanguardia.

Formazione

Occorre qualche anno di esperienza pratica per acquisire competenza e preparazione adeguate. Non esiste una formazione specifica a livello di scuola secondaria superiore, ma solo corsi di formazione professionale.

Alcune associazioni di categoria del settore offrono corsi solo ai propri associati, altre anche a esterni.
A questo proposito segnaliamo il corso organizzato annualmente dal Nuovo CESCOT Emilia Romagna – Confesercenti Bologna di Addetto al banco carni, finanziato dal Fondo Sociale Europeo e quindi gratuito, per complessive 530 ore (400 ore dedicate alla lavorazione e allo studio in aula e 130 ore di stage presso aziende), con obbligo di frequenza, riservato a maggiorenni, disoccupati, in possesso di diploma di scuola secondaria di primo grado (ex licenza media). Il numero massimo di partecipanti è 14 e le lezioni si svolgono generalmente da settembre a maggio oppure da giugno a settembre (corso intensivo).

Ci sono poi fiere a cui è importante partecipare per approfondire la conoscenza della professione e delle nuove attrezzature e impianti utili per la lavorazione e conservazione delle carni.

Accesso alla professione

Presso supermercati e centri commerciali, ci sono molte richieste di personale già specializzato, come ad esempio macellaio-salumiere addetto alle vendite da banco. Per coloro che desiderano mettersi in proprio la scelta più conveniente è quella di rilevare un’attività già esistente e avviata. Per aprire una nuova attività occorre effettuare la comunicazione al Comune di residenza.

La normativa prevede inoltre il possesso di uno tra i seguenti requisiti
-avere esercitato in proprio, per almeno due anni nell’ultimo quinquennio, l’attività di vendita di prodotti alimentari;
-avere prestato la propria opera, sempre per due anni negli ultimi cinque, presso imprese esercenti l’attività nel settore alimentare, in qualità di dipendente qualificato addetto alla vendita o all’amministrazione o in qualità di coadiutore nell’impresa esercente l’attività nel settore alimentare;
-avere frequentato con esito positivo un corso professionale per il commercio relativo al settore alimentare istituito o riconosciuto dalla Regione.
Infine si deve richiedere l’autorizzazione sanitaria che viene rilasciata dalla ASL competente per zona.

Come Aprire un Negozio di Detersivi alla Spina

Tra le molte offerte di ‘nuove attività’, questo tipo di impresa, propone una formula abbastanza originale rispetto alle altre.
La novità nel business (come in ogni tipo di impresa) può essere un elemento positivo ma deve in ogni caso andare incontro alle VERE necessità dei consumatori.

Vediamo ora di capire come funziona questo modello di business.

Qualche anno fa arrivò sul mercato italiano questa proposta commerciale che si concretizzava attraverso l’apertura di punti vendita al pubblico sia nelle grandi città che nei piccoli centri e che univa sostanzialmente due vantaggi :
-uno di carattere prettamente economico : il risparmio per l’acquirente. Una cosa sicuramente molto apprezzata da ogni consumatore;
-l’altro aspetto, fa riferimento alla difesa dell’ambiente attraverso l’eliminazione di una parte degli imballaggi. Cioè, va incontro a quelle sensibilità ed attenzioni che sono andate crescendo nell’opinione pubblica nel corso degli anni.

In questi anni, sono stati avviati centinaia di negozi indipendenti o legati a marchi più o meno conosciuti, includendo anche una serie di punti vendita localizzati all’interno di altre strutture commerciali che distribuiscono questi prodotti.

La formula commerciale adottata in questo settore non è univoca.
Da una parte, sono nate parecchie offerte in franchising, cioè, le soluzioni ‘chiavi in mano’ con cui si prospetta l’apertura di un negozio completo e si garantisce anche l’approvvigionamento futuro del materiale a costi concordati.
Dall’altra, ci sono molti produttori e commercianti di questi prodotti che si impegnano a fornire all’esercente finale tutto il materiale necessario senza però ‘obbligarlo’ all’apertura di un negozio in franchising, evitando di legarlo così ad un contratto più o meno rigido.

Vale la pena aprire un negozio di detersivi alla spina?
Questa, è la domanda più importante di un’attività!
Nell’arco di questi anni, sono comparsi moltissimi negozi ma occorre anche segnalare la presenza di tanti fallimenti e/o attività che sono tutt’ora aperte ma lamentano la mancanza di risultati economici lusinghieri.
Riassumendo, molte luci ed ombre che sono connesse con questo tipo di attività.

Vediamo ora di elencare alcuni elementi positivi ed anche qualche criticità.
Quali sono i punti di forza e di debolezza di questo tipo di attività?

Tra i vantaggi, segnaliamo
la possibilità da parte dell’esercente di acquistare questi prodotti a prezzi molto interessanti da fornitori e disporre quindi di buoni margini sul prezzo finale.
Quindi, riuscire ad offrire al consumatore un prodotto di qualità a prezzi molto competitivi anche rispetto alla grande distribuzione ed alle varie catene commerciali specializzate;
presentarsi al mercato con un’immagine che evoca alcuni concetti come : ‘il rispetto dell’ambiente, la riduzione dei rifiuti, ecc..
In concreto, rispondere a quelle esigenze sempre più diffuse fra la popolazione di preservare il proprio territorio ed esercitare un consumo più sostenibile.

Ore proviamo ad elencare le criticità che si sono riscontrate in questi anni e che hanno influito anche negativamente sull’andamento di molte attività aperte.
Tra queste
-la iperspecializzazione di questo tipo di attività, se da un lato permette una buona visibilità, dall’altro, ne rappresenta anche il suo maggiore limite, in particolare se consideriamo due elementi :
-la necessità di giungere ad un fatturato complessivo che permetta di coprire i costi, l’ammortamento degli investimenti e garantire nel contempo una redditività sufficiente al business.
Questo modello di business, prevede la vendita di detersivi e quindi, il fatturato (ed i risultati aziendali) è connesso solo a questo tipo di prodotto, quindi, nello sviluppo del progetto, occorre considerare l’incidenza dei costi e degli investiment;
-potere disporre di un’utenza che ‘entra’ nel negozio solo per comprare questo prodotto. Questo, va un po in controtendenza con quanto sta avvenendo nella grande distribuzione (centri commerciali, discount, ecc.), dove è possibile trovare tutto (qualsiasi prodotto) in un solo punto vendita.
I consumatori hanno sempre meno tempo a disposizione e tendono a concentrare gli acquisto (compresi i detersivi) all’interno di strutture in grado di offrire altre tipologie di prodotti.
In più, occorre sottolineare che stanno ‘aprendo’ un po ovunque catene di negozi e discount specializzati in prodotti per pulizia ed igiene personale che includono anche i detersivi.

Quindi, si sta assistendo ad un incremento dell’offerta che potrebbe ‘marginalizzare’ ulteriormente quei punti vendita di detersivi alla spina indipendenti e non collocati all’interno di altre strutture.
A conferma di questo, occorre considerare che il vero soggetto ‘avvantaggiato’ in questo tipo di business è il produttore o grossista di questi prodotti che attraverso i negozi indipendenti (alcuni legati a lui da contratti di varia natura : franchising, fornitura continuativa del materiale, ecc.), riesce disporre di un canale privilegiato per distribuire la propria produzione.

Abbiamo ricordato che esistono varie offerte in questo ambito e come per ogni soluzione in franchising, occorre poi verificare le varie condizioni e clausole incluse nel contratto :
-i costi di acquisto del materiale di approvvigionamento;
-l’investimento ‘chiavi in mano’;
-i limiti all’indipendenza dell’affiliato;
-il valore aggiunto della soluzione;

In ogni caso, prima di aprire un negozio di questo tipo, è bene studiare il proprio mercato di riferimento per comprendere realmente se questo è in grado di rispondere positivamente ad un tipo di offerta simile. Per dettagli è possibile leggere anche questa guida su Tuaimpesa.net.

L’ampiezza del mercato, la tipologia di consumatori, la presenza di altri competitor, ecc., costituiscono gli altri aspetti da considerare per giungere ad una valutazione serie e concreta di qualunque business, compreso naturalmente anche questo.

Come Diventare un Ottico

La professione dell’ottico non è una professione sanitaria ma rientra tra le “arti ausiliarie delle professioni sanitarie”.
Non si tratta quindi di un professionista sanitario che cura dei pazienti bensì di un professionista che si occupa dei mezzi correttivi dei difetti della vista che realizza e adatta su prescrizione del medico oculista; inoltre esegue trattamenti alle lenti e ne individua e corregge i difetti.
Può esercitare la sua attività in proprio come libero professionista, in aziende di strumentazione ottica o in laboratori di montaggio di lenti. Può operare anche all’interno di strutture sanitarie pubbliche o private in collaborazione con il medico oculista; come titolare di un negozio specializzato, o come lavoratore dipendente in un punto vendita di ottica, all’interno del quale commercializza ausili visivi (lenti, montature, lenti a contatto), di protezione dai raggi ultravioletti e apparecchiature scientifiche.

Per questa figura professionale l’aggiornamento professionale è fondamentale, deve costantemente adeguarsi alle nuove tecnologie, al rapido sviluppo nella produzione delle attrezzature, dei materiali, di strumentazioni sempre più sofisticate, seguire ricerche e studi a livello internazionale (gli ottici-optometristi e oculisti studiano ad esempio le conseguenze sull’occhio dell’uso sempre maggiore di schermi e visori che stanno sostituendo l’informazione cartacea).

In molti casi l’ottico esegue esami a clienti che riscontrano una diminuzione dell’acutezza visiva fornendo egli stesso lenti correttive, questa pratica non deve però sostituire la visita periodica dal medico oculista per verificare anche la salute dell’occhio (ed evidenziare eventuali patologie oftalmiche – ad esempio un problema della retina o, tramite l’esame del fondo oculare, anche problemi di salute generale).

Formazione
La formazione necessaria per diventare ottico può seguire diversi percorsi:
– conseguire il diploma di “Tecnico per i servizi socio-sanitari”, rilasciato da un Istituto Professionale – Settore servizi – Articolazione arti ausiliarie professioni sanitarie ottico. La durata è di 5 anni con al termine esame di Stato
oppure
– dopo il diploma secondario superiore, frequentare un corso biennale post-maturità abilitante alla professione;
– dopo il diploma secondario superiore, frequentare il corso di laurea di primo livello in Ottica e optometria presso le Facoltà di Scienze Matematiche Fisiche e Naturali (di alcune università italiane). La laurea non è considerata abilitante alla professione, per cui sarà successivamente necessario frequentare anche un corso per acquisire ulteriori competenze e riuscire a superare l’esame di abilitazione.

Per esercitare la professione di ottico occorre necessariamente essere in possesso di una specifica abilitazione professionale, che è possibile conseguire:
– al termine di un corso di studi quinquennale in un istituto professionale di Stato con indirizzo in ottica-optometria;
– frequentando specifiche scuole regionali, cui si accede dopo un biennio di scuola media superiore;
– frequentando specifici corsi biennali riconosciuti dalle Regioni, cui si accede con il diploma di maturità.

Un altro percorso formativo è costituito dal corso di studi universitari (laurea triennale). Le materie oggetto di esame sono: anatomofisiologia oculare, biologia, chimica, epidemiologia e biostatistica in optometria, farmacologia e tossicologia oculare, fisica ed applicazione dei laser, fisica sperimentale, fisiopatologia oculare e umana, igiene e sicurezza in optometria, laboratorio di fisica e di informatica, matematica, morfologia umana, ottica geometrica e oftalmica, ottica per la contattologia, ottica visuale, psicologia e psicofisica della visione, tecniche fisiche per l’optometria, strumenti ottici e struttura della materia.
Accesso alla professione
Per esercitare la professione di ottico è necessario conseguire la licenza di abilitazione.
Per gli Istituti professionali l’esame di abilitazione si svolge contemporaneamente a quello di maturità. Il candidato dovrà affrontare una prova pratica di laboratorio, il cui esito dovrà essere positivo pena la validità dell’esame; una prova scritta sulle materie caratterizzanti dell’ultimo anno; infine, una prova orale che comprende tutte le materie studiate nell’ultimo anno. Se risultato idoneo, si ottiene la licenza che consente l’esercizio della professione in qualità di dipendente presso studi di optometria e applicazione di lenti a contatto e presso negozi di ottica oppure in qualità di libero professionista.
La professione di optometrista è ancora priva di una regolamentazione giuridica, che ne definisca il profilo professionale e i relativi ambiti di lavoro.

Nell’Unione Europea
Per questa professione è in corso una rivisitazione dei percorsi formativi specifici per adeguarli a quelli di altri paesi europei. In Italia, ad esempio, l’optometria – scienza che deriva dall’ottica e che tende a perfezionare i metodi di studio dei difetti visivi e l’applicazione dei relativi rimedi – costituisce ancora una possibile fase del cursus formativo dell’ottico. All’estero, invece, la figura di ottico optometrista è in molti casi riconosciuta e il livello di formazione corrispondente è quello universitario.
I cittadini italiani che hanno conseguito un titolo professionale dell’area sanitaria in Italia e vogliono esercitare la professione in un altro paese comunitario devono presentare domanda di riconoscimento del titolo all’autorità competente del Paese estero.
Coloro che hanno conseguito all’estero un titolo professionale dell’area sanitaria e intendono esercitare la professione in Italia devono presentare al Ministero della Salute italiano una richiesta di riconoscimento del titolo, utilizzando gli appositi modelli scaricabili direttamente dalla pagina del sito del Ministero.

Come Diventare un Ortottista

La professione di ortottista – assistente in oftalmologia è regolamentata dal Decreto Ministeriale 14 settembre 1994, n. 743.
Questo professionista è specializzato nella prevenzione, valutazione e riabilitazione ortottica dei disturbi visivi.
Sono di sua competenza, in particolare, la valutazione e la riabilitazione dello strabismo e dell’ambliopia.
Si occupa, inoltre, dell’esecuzione degli esami strumentali oculistici e della rieducazione dei pazienti ipovedenti.
Tra i suoi compiti rientra anche la prevenzione visiva in età infantile, prescolare e scolare, con l’esecuzione di screening nelle scuole materne ed elementari, presso i consultori pediatrici, nei reparti di neonatologia e pediatria.
Può svolgere la sua attività professionale in strutture sanitarie, pubbliche o private, in qualità di dipendente o libero-professionista. Opera soprattutto negli ospedali, nelle ASL, nei servizi di medicina scolastica o del lavoro e negli istituti di neuropsichiatria infantile. L’accesso nelle strutture pubbliche avviene mediante pubblico concorso.

Formazione
Per intraprendere la professione di ortottista – assistente in oftalmologia è necessario conseguire la laurea di primo livello in Ortottica e assistenza oftalmologica, che ha anche funzione abilitante. L’accesso al corso di studi è a numero programmato: bisogna essere in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado e superare un test di ammissione, comune a tutti i corsi di laurea appartenenti alla Classe L/SNT02 – Lauree delle professioni sanitarie della riabilitazione. La prova d’accesso viene predisposta annualmente dal MIUR e comprende una serie di domande volte a valutare le capacità logiche e di interpretazione dei testi dei candidati, nonché le conoscenze nelle seguenti discipline: cultura generale e ragionamento logico, biologia, chimica, fisica, matematica.
Il corso è attivato presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di alcune università italiane. Per maggiori informazioni sui corsi di laurea attivati presso gli atenei italiani consultare il sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.
Dopo aver conseguito la laurea di primo livello è possibile proseguire con gli studi in ambito universitario, frequentando un corso di laurea magistrale nel medesimo ambito. I corsi sono a numero programmato e limitati e vi si potrà accedere solo dietro superamento di una prova di ammissione.

Accesso alla professione
In Italia la professione dell’ortottista – assistente in oftalmologia è regolamentata per legge.
Per poterla esercitare è necessario essere in possesso della relativa laurea di primo livello, che ha anche funzione abilitante. Inoltre, è previsto l’obbligo di partecipazione a corsi di aggiornamento e qualificazione, nell’ambito del programma nazionale per la formazione degli operatori della sanità ECM – Educazione Continua in Medicina. Ulteriori informazioni sul sito del Ministero della Salute.
Nel 2006 è stata presentata al Senato una proposta di legge, a tutt’oggi ancora in fase di approvazione, che stabilisce i criteri per la definizione del profilo professionale e del percorso formativo dell’ortottista – assistente in oftalmologia.

Nell’Unione Europea
La professione di ortottista – assistente in oftalmologia è presente ed è regolamentata in molti Paesi europei. La libera circolazione è garantita dalle norme del Decreto Legislativo n. 115 del 1992[6], successivamente modificato dal Decreto Legislativo n. 277 del 2003.
I cittadini italiani che hanno conseguito un titolo professionale dell’area sanitaria in Italia e vogliono esercitare la professione in un altro Paese comunitario devono presentare domanda di riconoscimento del titolo all’autorità competente del Paese estero.
Coloro che hanno conseguito all’estero un titolo professionale dell’area sanitaria e intendono esercitare la professione in Italia devono presentare al Ministero della Salute italiano una richiesta di riconoscimento del titolo, utilizzando gli appositi modelli scaricabili direttamente dalla pagina del sito del Ministero